Il teatro come luogo di
trattenimento in cui tutti gli adempimenti devono essere pianificati per
evitare il rischio, diventa simbolo di
sistema, esercizio delle regole sociali.
Ciò che
un’opera teatrale non ha provocato, lo determina in un istante un fuoco (Elias
Canetti).
IN-TRATTENIMENTO:
Antefatto all’esodo in caso di panico
Drammaturgia e
regia: Luigi Coppola
Partitura
vocale: Arcangela Cursio
Con: Arcangela
Cursio, Francesca Cola, Cristian Fusco, Alessandro Pescarolo
Musiche
originali: Luca Mangani
Consulente
produzione e comunicazione: Iris Marano
Produzione:
Blusuolo
I locali devono essere muniti di un sistema di allarme acustico
realizzato mediante altoparlanti con caratteristiche idonee ad avvertire le
persone presenti delle condizioni di pericolo. Il comando di attivazione del sistema
di allarme deve essere ubicato in luogo sicuro continuamente presidiato.
Il responsabile dell’attività deve provvedere affinché nel corso
dell’esercizio non vengano alterate le condizioni di sicurezza.
Istruzioni adeguate dovranno altresì essere collocate sulla scena.
Tutti gli adempimenti devono essere pianificati: i controlli,
l’informazione e l’addestramento, le istruzioni per il pubblico, le procedure
da attuare. Occorre che tutti siano adeguatamente informati sui rischi
prevedibili, sulle misure da osservare e sul comportamento da adottare.
Il comportamento tenuto dagli individui è tanto più ordinato quanto più
elevato è il loro livello di addestramento nei riguardi dell’emergenza.
L’unico modo per far procedere il sistema verso l’ordine e l’organizzazione,
consiste nell’esercitare pressioni dall’esterno, facendo in modo che il sistema
non sia più isolato.
Si devono ricevere il maggior numero di informazioni, necessarie
all’attuazione dei processi di regolazione, per portare il sistema verso un maggiore
equilibrio.
Esodo in caso di panico nasce alcuni
anni fa come ricerca scientifica sulle modalità di evacuazione di uno spazio in
pericolo. La ricerca intendeva analizzare le possibilità di trattenere
l’individualità, in un momento, quale la condizione di panico, in cui l’individuo tende ad annullarsi nella
massa.
E’ ritornato per me attuale, a distanza di anni, riprendere questo tema e
riscriverlo utilizzando il linguaggio teatrale.
L’incontro con Massa e potere di Elias Canetti è stato decisivo.
Canetti per parlare di panico descrive un teatro in fiamme.
Il panico in
un teatro, come spesso è stato osservato, è un disgregarsi della massa. Tanto
più legati erano gli uomini durante la rappresentazione, tanto più chiusa la
forma del teatro, esteriormente unificatrice, tanto più violento è il
disgregarsi.
Può darsi però che, per la rappresentazione stessa, non vi sia stata
alcuna massa genuina. Spesso il pubblico non si sente affascinato e rimane
unito solo perché si trova già lì. Ciò che un’opera teatrale non ha provocato,
lo determina in un istante un fuoco. Esso è non meno pericoloso per l’uomo che
per l’animale: è il più forte e il più antico simbolo di massa…
…
Il panico come disgregazione si può prevenire soltanto prolungando lo
stato originario di unitario timore di massa. Si può provocare ciò in una
chiesa che sia minacciata: si prega nel comune timore un dio comune, nelle cui
mani stia di estinguere il fuoco con un miracolo.
Lo stato di panico è anarchico e
necessita di un controllo effettivo. La volontà di controllo è legittimata dal
potere che si acquisisce. Il primo sistema sociale preposto è quello familiare,
nel quale, forse, è possibile ritrovare in nuce anche i funzionamenti dei
macrosistemi.
M. Foucault in Sorvegliare e punire parlando di società
punitiva dice citando Servan:
Pieno di queste terribili immagini e di queste idee salutari, ogni
cittadino le diffonderà nella sua famiglia, e là, con lunghi racconti fatti con
altrettanto calore quanto avidamente ascoltati, i figli riuniti attorno a lui
apriranno la loro giovane memoria per ricevere, a tratti inalterabili, l’idea
del delitto e del castigo, l’amore delle leggi e della patria, il rispetto e la
confidenza per la magistratura.
Trovo vicina la visione che da J. Baudrillard di una
“realtà” in cui vale la regola universalmente applicata del mostrare tutto, del
tutto-visibile come un reality show grottesco e infantile in una parvenza
miserabile di potere.
In una visione lucida e apocalittica Canetti dice che
la struttura primordiale del potere, il suo cuore
e il suo nucleo, si è spinta all’assurdo e giace in frantumi. Il potere è
più grande ma anche più fuggevole che mai. Tutti sopravvivranno o nessuno.