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KINKALERI

Realizzato da: Cristina  Rizzo, Gina Monaco, Luca Camilletti, Marco Mazzoni, Massimo Conti e Matteo Bambi.

Produzione  Kinkaleri in collaborazione con Festival di Castiglioncello, Centro Regionale Toscano per la Danza, LINK  Project, AUT, K-1998.

Kinkaleri lavora all’interno del Centro Popolare Autogestito  Firenze-sud nell’area ex Longinotti condividendone l’autogestione.

 

 

 

dal famoso libro di Carlo Lorenzini ovvero delle avventure del burattino Pinocchio

Non nominare esplicitamente reca sospetto, protezione, curiosità, intenzione, pudore, arroganza, ipotesi, distanza, aderenza, seduzione, vendetta, impossibilità, mafia, complicità, inadeguatezza.

 

In principio era l’incanto, lo stregamento, la distanza allusoria che ci accompagna nel caldo e accogliente mondo di favola. E’ smarrimento ed incantesimo e, come tale, deve essere alla fine infranto. Ci si accede distrattamente, con il consueto “c’era una volta”, sospensione del verbo che si declina tra il predire e il divagare in tempi e luoghi clandestini. E’ il luogo della fiaba e della rifabulazione del mondo che profetizza il proprio disincanto dalla storia, dove l’uomo fatato ammutolisce e la natura straniata prende parola. E’ il luogo dell’ascolto, o l’ascolto del luogo, il venire del silenzio, tutti intorno ma uno alla volta. Grazie. – Si vada a cominciaRe, ma senza Re. – Per una volta manca. Manca il soggetto, il verbo e la parola, scaraventati nel mondo coatto della grammatica acustica un attimo prima di potersi tappare le orecchie. Manca lo sguardo, il colpo d’occhio, la prospettica visione del controllo, relegata al consumo del brandello e della scheggia isolata passata, forse, di lì per caso. E’ per mancanza che la storia, ridotta a suono, voluminosa e gracchiante nei diversi livelli di ascolto, fuoriesce dalle onde di amplificatori finali, soggetta alle impedenze dell’arnese meccanico. Il racconto e’ della persona e si consegna direttamente. E l’infante attende. Incubato nel cuore giallo della scena e amorevolmente protetto da madre natura la cui ingegneria a riguardo solletica l’azzardosa presenza di corpi visibili, corpi nascosti  e corpi al termine dell’origine. Assoluta e senza residui; cosi’ dolce e cosi’ crudele, generosa nel dispensare baci e taglienti cesure. E comunque accade,  o almeno e’ dovuto accadere, nel luogo solenne di addobbi insolenti ed ironici, di fragili miserie, di fedeltà mal riposte, di devozione, di fuga. E’ il campo dei miracoli con la sua casa fatata che accoglie la storia del suo amato Pinocchio per restituirla nella miniatura di piccole reliquie inanimate. L’incantesimo è rotto.