30 contro 30
Teatrino Clandestino
30 contro 30 costituiva la fase finale del laboratorio che Teatrino clandestino ha tenuto con alcuni ragazzi dei Licei classico e scientifico di Lugo; non si trattava dell’esposizione finale di ciò che si era riuscito a concretizzare nel corso di diversi mesi, l’idea era quella di inserire nell’esperienza laboratoriale quella fase che è più propriamente legata all’atto teatrale compiuto e cioè la ripetizione dinnanzi ad un pubblico che muta ogni volta, così da poter percepire che parte svolga sul piano energetico il pubblico, che lo si potrebbe nomare in tanti modi, come ad esempio lascia intendere il nostro titolo: antagonista o addirittura nemico (ovviamente questi due termini vanno rigorosamente intesi nella loro accezione ludica e non adulta). Questo piccolo brano che tra noi non abbiamo mai voluto chiamare spettacolo, proprio perché consci di una sua incompiutezza, ha giocato il suo primo incontro nel marzo ’98 su tre giornate, nel corso delle quali veniva ripetuto cinque volte consecutivamente e ovviamente ogni volta il pubblico era diverso.
Il brano ha preso vita dalle parole che i ragazzi
stessi vi hanno portato dentro con loro scritti e poesie e che assieme si è
cercato di rendere pubbliche.
Tutto il laboratorio era imperniato attorno a questa
domanda: “se è vero che compiere un atto teatrale è trasporre qualcosa che è in
noi (non in senso psicologico o sentimentale) al di fuori di noi, cioè renderlo
un fatto pubblico, allora quali sono le operazioni, i percorsi, le indagini,
che dobbiamo compiere perché questo farsi pubblici trovi una sua ragion
d’essere? E soprattutto si possa dire che questo passaggio (che va inteso
anche come metamorfosi) è avvenuto?
Nel corso del laboratorio non ci siamo illusi di
dare una risposta ma sicuramente l’abbiamo intuita e questo ritengo sia fondamentale. Sostanzialmente penso che non
si possa e non si debba mai e comunque regolamentare e definire l’atto creativo
né tantomeno i suoi processi (essendo la creazione un’entità atemporale, mentre
il metodo è strettamente legato al suo tempo) ed è difficile con questi presupposti
fare laboratorio. Ora, la presenza di 30 contro 30, in questo contesto, non
deve essere intesa come l’esposizione del risultato che un metodo può
raggiungere, poiché il metodo (come strumento dato) in questo caso, non esiste,
vi sono delle intuizioni che pertengono a me come ai ragazzi come agli
spettatori; se in tutto questo si possa intravedere la larva dell’atto creativo
(cosa di cui son personalmente certo) potremmo dire vero che ciò che creiamo
sul piano dell’idealmente può realizzarsi sul piano del realmente, quest’intuizione
apre ai singoli vie verso il compiuto che nella loro infinità sono tutte da
indagare, ma soprattutto ci dice che l’atto creativo è l’insieme di più
idealmente che si realizzano nel realmente.
Eleonora Tazzari, Sara Marabini, Giulia Tartagni, Maira Frignani, Valentina Graziani, Anna Zini, Francesca Sangiorgi, Giovanni Badiali, Laura Orlandini, Lucia Ravaglia, Silvia Calderoni, Alice Gianstefani, Mara Flisi, Manuela Mellini, Enrica Gemignani, Luca Vancini, Serena Trerè, Elena De Vincenzo, Elena Bartolotti, Greta Ricci Acciloni, Sara Piombo, Marcella Montanari.