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IL PRESENTE |
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con: Eleonora Sedioli Un pistone pneumatico poggia su una tavola nuda. Alla sua sommità una lamiera metallica ondulata, flessuosa. Posato sulla superficie d’acciaio, un corpo. Il polmone della macchina, accarezzato da una luce radente, prende lentamente vita, e alla prima insufflazione la figura emerge dall’onda liscia iniziando a comporsi. Il tronco, che si intuisce vigoroso ma leggiadro, esce solo parzialmente dall’ombra, nella quale tenta di produrre i suoi arti, formazioni provvisorie che vengono continuamente spostate e riassorbite, dando luogo a una continua metamorfosi che moltiplica il corpo: non è possibile riconoscerne la singolarità, non è possibile individuarne gli estremi. Il movimento respiratorio della macchina, divenuta ulteriore organo proiettato fuori dal corpo, scandisce le possibilità di mutazione della figura, distesa, eretta, ma mai separata dal diaframma metallico che ne garantisce e allo stesso tempo ne limita la stabilità. E come si fa ad eliminare “il fuori”? La durezza del corpo, ecco il vero ostacolo verso il dissolvimento. L’aderenza simbiotica della pelle alla lamina d’acciaio scaccia lo sguardo lontano e allarga a dismisura le sembianze della figura. L’atto libero o atto di morte risucchia l’energia vitale e la innalza. In sospensione anacronistica tra passato e futuro l’attimo ricolloca l’immagine su un piedistallo: davanti ad essa noi, fantasmi.
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