
VOODOO, con Eleonora Sedioli. Ideazione Lorenzo Bazzocchi. Prod. Masque teatro (FORLÌ).
In denso dialogo omoritmico con un battente tappeto sonoro, il corpo-teatro di Eleonora Sedioli si offre allo sguardo nella severa nudità di un tardo pomeriggio estivo in un chiostro di un antico monastero: luogo perfetto per questa creazione che convoca, senza letterarietà, la possibilità femminile di farsi sacra, dunque radicalmente altra rispetto a ciò che comunemente è umano. Tutto è affidato alla malia performativa dell’interprete, sempre in bilico tra ostensione e nascondimento. Voodoo ha una struttura elementare (andare da un punto A a un punto B attraverso una serie precisissima e selvaggia di «cadute verso l’alto», si potrebbe dire con la più celebrata delle mistiche medioevali, Ildegarda di Bingen), che la sapienza alchemica maturata da Masque in decenni di lavoro rigorosissimo e appartato rende misteriosa e ammaliante. Affiorano la Supermarionetta di Craig e la Biomeccanica di Mejerchol’d o, per affacciarsi nell’ambito delle arti visive -giacché travalica ogni steccato anche linguistico, questo Voodoo– i corpi lancinanti di Egon Schiele e quelli ferocemente introversi di Berlinde De Bruyckere, nel suo muovere lineare da un pesante sgabello a un albero rinsecchito. Vi è così tanta vita, in così pochi metri. Soprattutto: vi è così tanto mistero. Davanti ai nostri occhi il corpo-in-azione sembra letteralmente cambiare consistenza, da carnale a legnosa. Fulcro primario pare essere la respirazione, da cui origina l’alternanza di tensione e distensione che informa di sé l’intera performance. A un’organica progressione vocalica di espirazioni sonore, lamenti, grugniti e risate sguaiate corrisponde un’energica sequenza di posture stilizzate e bruschi spostamenti nello spazio: «scena-crogiolo in cui si rifanno i corpi» si potrebbe dire con Artaud «per calpestio di ossa, membra e sillabe». Quello che è dato a vedere, in ciò che sembra riduttivo, o comunque improprio, definire spettacolo, è un continuum di 30 minuti di trasformazioni energetiche e modificazioni dello stato di coscienza e del corpo che l’azione stessa produce sulla performer. L’anti-grazioso Voodoo incarna un’idea e una prassi di arte performativa come esperienza, lontanissima da ogni intento narrativo, che il pubblico può ricevere per via cinestetica. Masque revoca la figura dello spettatore riformulandone il ruolo in termini di testimonianza: non opera d’arte, dunque, ma opera dell’arte. Indimenticabile.
26/02/2025
Michele Pascarella
Hystrio