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COMPAGNIA STALKER_DANIELE ALBANESE |
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HOME (solo) Residenze e sostegni 2019: Masque Teatro, Forlì | C.u.r.a. Indisciplinarte, Terni |
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Prime note di lavoro direzioni Il nuovo progetto di Daniele Albanese è un ritorno al processo di creazione in assolo, un vero e proprio tornare alle origini della propria storia artistica. Dopo gli ultimi lavori focalizzati sull'idea di altrove, di fuga, di migrazione, in Home vengono indagati quei modi, figure e immagini che riguardano un'idea di luogo sicuro, di casa, di ritorno – divagando dal giaciglio approssimativo di un senza tetto, a un testo che narra di giardini segreti, a una frase coreografica con un’idea di natura: quadri apparentemente separati ma legati da una 'familiarità' e da un approccio coreografico a una situazione teatrale. L’idea di casa ci mette in contatto con scenari e immaginari che riguardano un’identità liquida, multiforme e trasformista; con immagini di guerra, di fuga dai propri territori di origine alla ricerca di un luogo sconosciuto, per necessità o per volontà. Con la ricerca di un luogo sicuro e accogliente, con il bisogno di appartenenza. Il lavoro si nutre di domande e intende creare un ambiente che rechi al suo interno le tracce di elementi contrastanti, al fine di generare domande anche nello spettatore. Cosa è casa? Home è anche l'occasione per la codificazione di un linguaggio, un fare in scena al tempo stesso teatrale e coreografico. In Home, naturalmente, il corpo è la casa. Un personaggio marginale, sfuocato e in continua mutazione è fotografato in un paesaggio deserto, la danza è pensata in questo trovarsi per caso di un corpo in un luogo, nel suo esservi installato. Una scena è pensata con perimetri differenti: più esternamente, luci a vista come in un set fotografico, macchine fotografiche e flash che scattano a intervalli periodici; più internamente, uno dentro l'altro, ambienti e paesaggi attraversati durante la performance e definiti dalla luce e dalla musica. Le immagini fermate dalla macchina fotografica possono essere viste in tempo reale dagli spettatori: esse congelano momenti del fluire continuo di stati e situazioni del performer, e creano diversi piani temporali. Il catturare e restituire al pubblico frammenti e dettagli della scena può avvenire anche con l'utilizzo della ripresa video in tempo reale; le due possibilità saranno valutate studiando i meccanismi di percezione che provocano le due tipologie di immagini, una statica, una in movimento. Il video crea anche uno sfondo/paesaggio in dialogo con l'azione scenica. Il linguaggio che il performer mette in atto è un fluire di trasformazioni in un incedere costante (e quindi coreografico), in un contesto teatrale - con un passaggio continuo dal piano di ciò che è rappresentato al piano che si interroga sulla rappresentazione. La questione drammaturgica rispecchia un interrogativo sull'identità dell'artista, sul pubblico e sulla rappresentazione oggi. Le musiche utilizzate si rifanno a mondi sonori differenti, tanti quanti le ambientazioni, spaziando dalla musica techno al jazz, al pop, con una elaborazione ad hoc creata da Luca Nasciuti (che collabora con la compagnia negli ultimi progetti VON - VON solo e Elsewhere) a partire da field recording e dall’elaborazione di archivi privati del coreografo, che costituiscono un’interessante testimonianza di vicende che appartengono alla storia privata dell’artista (offrendo un rimando autobiografico) e alla storia politica del nostro Paese. Microstoria e macrostoria si incontrano sul terreno del suono, per offrire allo spettatore degli stimoli a una riflessione che possa connettere questioni private e collettive, attualità e storia. Nell'incontro tra performer e pubblico si crea il dialogo da cui nasce l'intera partitura coreografica e scenica: la performance non è pensata come un oggetto separato e autonomo, ma come dialogo tra performer e pubblico. Questa modalità dell'essere in scena apre l'opzione di rappresentare Home in ambiti anche non teatrali e allo sperimentare nuove modalità di fruizione del progetto.
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Daniele Albanese
Enrico Pitozzi Enrico Pitozzi insegna presso l’Università di Bologna. Ha insegnato nelle università di Venezia, Padova, Parigi, Montréal, Porto Alegre e Valencia. È stato senior researcher del progetto ERC Starting Grant «INCOMMON. In praise of community. Shared creativity in arts and politics in Italy (1959-1979)»,. È membro del “MeLa research lab” dell’Università Iuav di Venezia e del “Sensory Studies” della Concordia University (Canada). È membro del comitato scientifico della collana editoriale “corpi” presso l’editore Quodlibet, e delle riviste “L’annuaire Theatral” (Canada), “Map D2 Journal - Map and Program of Arts in Digital Dance and Performance” e “Moringa” (Brasile). Tra le pubblicazioni recenti ricordiamo Magnetica. La composizione coreografica di Cindy Van Acker | La composition chorégraphique de Cindy Van Acker | The choreographic composition of Cindy Van Acker, Macerata, Quodlibet, 2015. Bodysoundscape. Perception, movement and audiovisual developments in contemporary dance, in Yael Kaduri, The Oxford Handbook of Sound and Image in Western Art, Oxford University Press, 2016 ; Acusma. Figura e voce nel teatro sonoro di Ermanna Montanari, Macerata, Quodlibet, 2017 e la cura del numero monografico Teatri del suono della rivista “Culture Teatrali”, n. 27, annuario 2018. |
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Progetto Interregionale di Residenze Artistiche realizzato con il contributo di Regione Emilia Romagna e MiBACT. http://www.residenzeartistiche.it/
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